Devo ringraziare Beppe Giampà che mi ha inviato questo capolavoro, che io non avevo mai, colpevolmente, letto. Che dire, la storia che racconta Fenoglio è una storia cruda, una storia dove i sentimenti affiorano appena per poi tornare immediatamente a immergersi nelle difficoltà dell’esistenza di chi lavorava la terra nelle Langhe, ma in tutta Italia. Il libro è stato pubblicato per la prima volta nel 1954 e per molti, compreso Vittorini, rappresenta l’opera "per molti aspetti più bella dello scrittore piemontese". Si sentono quasi fisicamente, al leggerlo, la fatica i silenzi, i rapporti umani ridotti alla "nuda spietatezza". Questo è uno scrittore, io credo, sottovalutato e forse solo per quel suo stile antieroico. Ma il linguaggio stupisce e stupiscono le invenzioni linguistiche e la ricerca. Beppe Fenoglio è senza dubbio uno dei più grandi scrittori italiani del ’900
